Per fortuna che c’è Giacobbo. E per fortuna che c’è Sanremo.
Per fortuna che c’è Giacobbo che va a Sanremo e, con i suoi 190 cm di vestito grigio, rassicura gli italiani: non c’è nessun meteorite* in rotta di collisione con la Terra. Poi, il giorno dopo: pam! Pioggia di meteoriti in Russia.
Per fortuna, perché qualche giorno prima, in tv, le stesse parole di Giacobbo le avevo dette anch’io. Eh sì.
Era venerdì 8 febbraio: alle 05.50 mi erano venuti a prendere a casa, mi avevano portato a Saxa Rubra e, trucco e parrucco, ero finita su uno sgabellino da figa a fare la parte della brava giornalista scientifica. E anch’io, alle 07.37 di quel venerdì, avevo ripetuto per bene le parole ufficiali della Nasa su DA14, il cosiddetto “asteroide* di San Valentino”: nessun pericolo collisione, state tranquilli.
Chi se lo immaginava che un istante prima di DA14 sarebbe arrivato un altro asteroide, senza nome, a spiaccicarsi sulla ridente cittadina di Cheljabinsk? (idea vacanze: sita in Siberia occidentale, Cheljabinsk è la città che Stalin incoronò capitale dell’industria bellica sovietica e che negli anni ’50 fu teatro di un incidente nucleare di cui sappiamo poco o niente).
Solo che avendo detto io quelle parole in un orario improbabile e non di fronte a 10 milioni di persone, essendo stata un po’ più cauta (e forse anche precisa, se posso permettermi: Giacobbo a un certo punto l’ha sparata grossa sui meteoriti capaci di distruggere il nostro pianeta), nessuno mi ha preso per il culo come mi aspettavo. Va anche detto che nessuno mi ha dato la prima serata del giorno dopo per spiegarmi meglio.
Comunque la storia mi sembra molto interessante per diverse ragioni: chi l’avrebbe mai pensato di doversi trovare nella posizione di comunicare rischi e di rassicurare (parola che ha usato lo stesso Fabio Fazio a chiosa dell’intervento di Giacobbo) a proposito di astronomia? Gli astronomi no di certo, non così, con i feriti e le scene di panico vere. Figuriamoci io, che l’astronomia la frequento poco e solo per dovere. E poi: avete visto che bello Sanremo? E le dimissioni del Papa? Che cosa sarebbe successo se questo asteroide fosse finito nella nostra atmosfera in una di quelle settimane in cui c’è poco di strabiliante da raccontare?
Ma soprattutto: perché cavolo mi hanno messo sullo sgabello da figa per parlare di DA14, l’innocuo asteroide di San Valentino, se l’altro era in rotta di collisione con la Terra? La Nasa vittima di un embolo di romanticismo?
Perché ci hanno lasciato, a Giacobbo e a me, alle prese con le domande della gente normale (dobbiamo preoccuparci, oddio e ora che succede, qualcuno sta facendo qualcosa, nessuno pensa ai bambini?) senza uno straccio di comunicato stampa ufficiale sull’altro asteroide?
Non potendo chiamare la Nasa, ho chiamato Ettore Perozzi, che è un astronomo, uno scrittore e, attenzione, è anche un asteroide, nel senso che l’asteroide 10027 porta il suo nome (ma io ho preferito chiamare l’astronomo).
Dice Ettore che né io né Giacobbo abbiamo detto sostanziali cazzate. Anzi: a posteriori tutto giusto. DA14 è passato quando abbiamo detto noi e dove abbiamo detto noi, senza colpire la Terra. Giacobbo ha poi detto una stronzata generica (se arriva un asteroide non ci avverte nessuno: sentiamo il rumore e basta…) che però, nel caso specifico di Cheljabinsk, è diventata vera. Vedi a nascere con la camicia.
Sul perché di DA14 sapessimo tutto, mentre del secondo proprio niente, mi ha spiegato che “DA14 è un oggetto di 50 metri, quindi piccolo, scoperto un anno fa perché è passato abbastanza vicino alla Terra per poterci permettere di vederlo: abbiamo avuto tutto il tempo di calcolare la sua orbita con precisione e di prevedere, correttamente, che ci avrebbe sfiorato il 15 febbraio senza pericolo di collisione. L’asteroide russo era ancora più piccolo (meno di 20 metri) e veniva dalla parte del Sole (e gli astronomi per vedere hanno bisogno del buio! astronomers do it at night!**) quindi coi mezzi attuali era impossibile da identificare”.
I mezzi attuali sono assai potenti. “Da quindici anni a questa parte abbiamo scoperto un mucchio di roba. – continua Ettore – Per dire: tra il 1898 e il 1998 sono stati censiti circa mille asteroidi. Oggi siamo a quota diecimila!”. Diecimila sassi volanti che ci girano intorno, ci passano vicino e a volte… “Di questi sappiamo, per la prima volta nella storia, dove sono e che cosa fanno e, sì, anche se, come e quando potrebbero impattare la Terra nel corso del prossimo secolo”. Tranquillizzaci, Ettore: “Anche nei casi peggiori si tratta di probabilità bassissime”. Rieccoci: probabilità, anche con gli asteroidi tocca accontentarsi di probabilità.
Dicevamo: i mezzi attuali sono assai potenti ma tra questi asteroidi c’è roba di tutte le dimensioni, da qualche metro a qualche decina di chilometri. I più grandi gli astronomi li hanno visti tutti (sono quelli che dice Giacobbo: quelli che se ci finissero addosso ci farebbero fare la fine del brontosauro). “Sugli altri ci stiamo lavorando: la NASA ha come obiettivo di scoprire il 90% di quelli maggiori di 140m nei prossimi dieci anni ed è un obiettivo ambizioso. Su quelli piccoli non possiamo fare miracoli: per vedere quelli di meno di 100 metri servono telescopi potenti e un satellite nello spazio dedicato solo a vederli”. E ci vogliono soldi.
Ma quanto frequenti sono questi impatti con la Terra? “Beh, mica poco: nel corso della mia vita ne avrò visti tre, toh. Solo che nella maggior parte dei casi finiscono in mare o in un deserto. E nessuno se ne accorge”. Metteteci anche che i russi hanno la fissa di riprendere la strada mentre guidano, vedrete che di queste meteore ci sono più filmati che di Britney Spears ubriaca. E se non avessimo avuto son et lumière non so se ne avremo parlato tanto (Giacobbo no di sicuro).
Ma Ettore non mi ha ancora convinto, e poi su quello sgabello da figa c’ero io.
Dimmi, gli chiedo: visto che non li conoscete proprio tutti tutti e che ogni tanto un asteroide scappa, perché la Nasa ha parlato di DA14 tanto allegramente, col rischio di fraintendere tutta la comunicazione sugli asteroidi? “Perché DA14 è importante! È la dimostrazione che siamo in grado di difendere la Terra!”.
Mumble mumble… Ettore, dai. “Ma sì: era un oggetto piccolo ma l’abbiamo visto lo stesso, e abbiamo calcolato con precisione la sua orbita: se ci fosse stato un rischio avremmo potuto informarne le autorità e, tipo, prevedere un’evacuazione, oppure informare la popolazione su come comportarsi. La prossima volta lo potremo fare!”. Certo, la prossima volta ma se si tratta di un asteroide di quelli riconosciuti e censiti. E poi, scusa, che cosa vuoi informare la popolazione? “Silvia, attenzione: guarda che nessuno è morto per l’impatto con l’asteroide. Anzi, a oggi non è stato ancora trovato nemmeno un suo frammento a terra. I feriti sono quelli che si sono messi alla finestra a guardare. I vetri sono esplosi per lo spostamento d’aria e a qualcuno sono finiti in faccia”. Ok, mai mettersi alla finestra a vedere il passaggio di un asteroide.
Però bisogna fare attenzione a come si dicono le cose. Per gli astronomi è una novità, ma rassicurare sui rischi è una cosa delicata: “infatti stiamo cominciando a porci il problema. In fondo, nel nostro caso ci sono alcuni lati positivi: il rischio di impatto con un asteroide è calcolabile, anche se poi, avendo una valutazione di rischio in mano non è ben chiaro che cosa fare. Solo che è difficile anche spiegare alcuni dati descrittivi. Per esempio mi sono accorto che dire ‘un evento accade una volta ogni cento anni’ viene sempre frainteso, mentre io sto dicendo che è poco probabile ma ogni giorno di questo secolo ha la stessa probabilità che accada”. Invece mi pare di sentirlo, l’arguto collega giornalista, che non ha mai ritenuto necessario imparare un po’ di matematica, concludere l’intervista con un bel primo piano su di sé: “Ringrazio Ettore Perozzi per averci rassicurato e allora appuntamento al 2113!”. Sipario.
Sì, ci dovremo pensare. A volte sembra quasi che più impariamo sulla natura e su di noi, più abbiamo tecnologie e informazioni, e più incappiamo in errori di comunicazione con il resto della società, quella che dalla scienza si aspetta rassicurazioni e soluzioni, oppure niente, grazie, abbiamo il mago che ci aspetta di là.
Alla fine, grazie Sanremo: ci hai evitato un po’ di complottismi semplicemente tenendoci in ombra. Grazie anche da Ettore (“sono un sanremista incallito!”).
È anche l’occasione per ricordare quella regola del giornalismo che dice che una notizia è tanto più importante quanto più vicino a te avviene (vicinanza fisica ma anche culturale, si intende). In fondo, è avvenuto in Russia, quindi anche grazie Russia, che ti sei beccata i meteoriti per conto di tutta l’umanità.
Ora, se ci va di culo, questa delle meteore, di me sullo sgabello e di Giacobbo a Sanremo, dell’asteroide una volta ogni cento anni, tra qualche mese ve la siete dimenticata.
* Glossario minimo: la roccia volante si chiama asteroide, quando entra nell’atmosfera crea strisce di luce velocissime ed effimere, le meteore. Se poi un pezzo di roccia arriva fino sulla superficie terrestre, quel sasso si chiama meteorite.
** Humor da astronomi. Se non avete sentito quello dei fisici fermatevi qui.