Oggi è il 9 luglio: i trentacinque si avvicinano a passi da gigante. E dopo i trentacinque so che succedono cose orribili.
Mi hanno detto che si smette di essere ufficialmente giovani, che aumenta la percentuale tassata sui diritti d’autore (sotto ai 35 si pagano le tasse sul 60%, sopra sul 75%, ditemi voi che ingiustizia) e che non potrò più aprire una società alla modica cifra di un euro, accidenti.
Mi dicono anche che i chili presi non si perderanno più (per i primi cinque non mi preoccupo poi tanto, su), che la fertilità comincerà a calare a picco (comincia a essere tardi per progettare l’invasione del pianeta? spiritosi), che potrebbero comparire i capelli bianchi (potrebbero).
E poi ci sono cose che i grandi ti confessano solo quando cominci a essere grande anche tu. Forse succede a tutti verso i trentacinque, non so.
Tipo: quando sei piccola i grandi non la finiscono più di spiegarti che il lavoro è una responsabilità verso la società tutta, che va svolto con serietà, che è la cosa che ci rende adulti e partecipi di questo mondo, infatti la Costituzione blabla, e infatti gli scaldasedie e i fannulloni sono da guardare con disprezzo come parassiti della società.
Aggiungono anche che bisogna essere sempre onesti e chiari, limpidi: difendere le proprie idee e i propri diritti con la serena certezza che le istanze giuste saranno premiate.
E sulla scuola: mi raccomando, studia e sii diligente perché nella vita sono queste le cose che contano. Nella vita, ti dicono finché sei piccola, chi è più bravo, chi sa più lingue, ha studiato di più, letto di più e capito di più, avrà più opportunità e più rispetto: sceglierà che cosa fare, non avrà padroni e sarà più felice.
Poi arrivi verso i trentacinque e le cose cambiano. Sei lì che tieni il muso per un’ingiustizia o per una delle solite cialtronate professionali che devi subire di continuo, e intanto i grandi ti guardano quasi con tenerezza. Poi, finalmente, con tono cospiratorio, ti rivelano il trucco per una vita tranquilla: non incazzarti troppo, sta’ buona, fa’ quello che devi fare, consegna, riferisci, scrivi due righe, manda una mail educata, non strillare, attenta a non farteli nemici, non fare troppo casino, pazienta, tieni un profilo basso e ricordati che questa è l’Italia.
Ah.
Ma allora… tutta quella storia…?
No, quella storia dimenticatela. Adesso sei grande...
Scopri anche, verso i trentacinque, che non è vero che i più bravi a scuola sono i più premiati. Quelli che hanno fatto fisica sono ancora i più bravi della classe, sono gli scienziati italiani riconosciuti in tutto il mondo e blablabla, ma siamo qui che tagliamo i fondi alle loro ricerche, senza troppi complimenti.
Poi avevamo messo in piedi il sistema di valutazione della ricerca: eh, me lo dicevano, da piccola, che i più bravi possono scegliere di più, sono più rispettati e felici perché hanno più opportunità. Nonostante tutto, mi sembra che si possa essere contenti di avere un sistema che cercherà di capire chi fa le cose migliori: mi dicevo prima di avvicinarmi ai trentacinque. Solo che poi è arrivato il fatidico luglio del 2009 e ho scoperto che la spending review che leva soldi alla ricerca è uscita prima del completamento della valutazione, insomma: è stata fatta senza proprio chiedersi chi siano i più meritevoli, quelli del rispetto e delle opportunità.
Ah.
A me le cose che dicevano da piccola piacevano tanto e non vedevo l’ora di diventare grande per sentirmi utile e onesta, una brava cittadina.
Adesso ci credo meno. Poi ci sono quelle faccende dei chili e dei capelli bianchi, e alla fine tutta quest’ansia di vedere il mondo dei grandi mi sarebbe anche già passata.
Ci possiamo fermare qui?
(Sto partendo per le vacanze: diventerò grande in giro per il mondo. Buona estate a tutti e ci risentiamo in agosto)